13 giugno 2015

Il risveglio..

Spiritualità significa risveglio. La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate. Sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza umana. 
Sapete, tutti i mistici - cattolici, cristiani, non cristiani, quale che sia la loro teologia, la loro religione - concordano su una cosa: che va tutto bene. Sebbene regni il caos, tutto va bene. 
Certo, è uno strano paradosso. 
Purtroppo, però, la maggior parte della gente non arriva mai a capire che tutto va bene, perché è immersa nel sonno. Ha un incubo. 

La prima cosa che voglio capiate, se davvero intendete svegliarvi, è che non volete svegliarvi. Il primo passo verso il risveglio è essere sufficientemente sinceri da ammettere di fronte a se stessi che non è piacevole… noi non desideriamo essere felici. Vogliamo altre cose. O meglio: noi non vogliamo essere felici incondizionatamente. Sono pronto a essere felice a condizione che abbia questo e questo e quest’altro. 
Ma ciò equivale a dire al nostro amico o al nostro Dio o a chiunque: “Tu sei la mia felicità. Se non ho te, rifiuto di essere felice”. 
E’ davvero importante capire questo meccanismo. 
Non riusciamo a immaginare di essere felici a prescindere da tali condizioni. E’ esattamente così. 
Non riusciamo a concepire di poter essere felici senza di esse. Ci è stato insegnato a situare in esse la nostra felicità. 
Dunque, questa è la prima cosa da fare se vogliamo svegliarci, il che equivale a dire: se vogliamo amare, se vogliamo la libertà, se vogliamo la gioia, la pace e la spiritualità. 
In questo senso, la spiritualità è la cosa più pratica di questo mondo. 
Sfido chiunque a pensare a qualcosa di più pratico della spiritualità per come l’ho definita - né pietà, né devozione, né religione, né adorazione, ma spiritualità - il risveglio, il risveglio! 

Osservate l’angoscia che regna ovunque, osservate la solitudine, la paura, la confusione, il conflitto nel cuore delle persone, conflitto interno, conflitto esterno. Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di liberarvi da tutto ciò. 
Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di fermare quel terribile dispendio di energia, di salute, di emozioni che deriva da conflitti e da tale confusione. Vi piacerebbe? 
Immaginate che qualcuno ci mostri la strada attraverso la quale potremmo giungere ad amarci davvero gli uni agli altri, essere in pace, essere immersi nell’Amore. Riuscite a pensare a qualcosa di più pratico di tutto ciò? E invece c’è gente che ritiene che i grandi affari siano più pratici, che la politica sia più pratica, che la scienza sia più pratica. 
Quale sarà mai il vantaggio materiale di mandare un uomo sulla Luna, quando noi non riusciamo a vivere sulla terra? Niente è più pratico della spiritualità. 

Sapete qual è il segnale del risveglio? E’ il momento in cui ci si chiede:
“Sono io il pazzo, o lo sono tutti gli altri?”
Davvero è così. Perché noi siamo pazzi. Il mondo intero è pazzo. Folli certificabili in piena regola!
L’unico motivo per cui non siamo tutti rinchiusi è che siamo troppi.
Dunque siamo pazzi. Viviamo basandoci su idee pazze riguardo l’Amore, ai rapporti con gli altri, alla felicità, alla gioia, a tutto quanto. Sono giunto a credere che siamo pazzi al punto che, se tutti sono d’accordo su qualcosa, quella cosa è sicuramente sbagliata!
..Ogni nuova idea, ogni grande idea, al suo inizio, era partita da una minoranza costituita da una persona..
Gesù ha portato la buona novella, eppure è stato respinto. Non perché fosse buona, ma perché era nuova. Tutti noi odiamo il nuovo. Lo odiamo davvero! E prima affrontiamo questo fatto, meglio sarà. Non vogliamo le novità, soprattutto quando ci disturbano, soprattutto quando comportano un cambiamento. E in modo particolare se comportano l’ammissione: “Avevo torto”. 
-Anthony De Mello-

La verità passa per tre gradini: prima viene derisa e ridicolizzata, poi viene ferocemente contrastata, infine viene accettata come palese ovvietà.
-Arthur Schopenhauer-

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