08 settembre 2018

Generare la forza per fiorire

Gli antichi cinesi sostenevano che, dopo aver visto una volta come cresce il loto negli ambienti acquatici, non si può più dimenticarne quanto è spettacolare e altamente allusivo. Quando i popoli primitivi si ritrovarono ad assistere al risorgere del loto dal fondo dei corsi d'acqua inariditi dalla mancanza di pioggia, lo considerarono simbolico dell’immortalità e della resurrezione. I semi durissimi e impermeabili possono rimanere in uno stato di prolungata quiescenza e germinare anche dopo oltre 400 anni, ma ne sono stati ritrovati in Cina addirittura risalenti a 1.200 anni fa. I fiori delicati e profumati, del diametro fino a 25 cm, della pianta d’acqua dolce del loto hanno un profondo significato nelle religioni orientali: rappresentano la purezza e il potere creativo in un ambiente avverso, la sapienza divina, il progresso interiore della coscienza dell'individuo verso il livello superiore ma, per via del loro generarsi spontaneamente, ricordano la nascita divina e la fertilità.
Secondo alcune interpretazioni, il loto sarebbe nativo in Egitto, poi diffuso in India e assimilato dal Buddismo in seguito. Brahma, il Creatore e Dio padre dell'Universo nella dottrina induista, è raffigurato nascente da un fiore di loto che spunta dall’ombelico della divinità Vishnu, il Conservatore, nelle tradizionali rappresentazioni indù. Per la sua caratteristica naturale di nascere dal fango senza risultarne macchiato, il loto è diventato simbolico della purezza, dell'elevazione spirituale che emerge dal caos primordiale negli insegnamenti spirituali e nelle tradizioni filosofiche ed esoteriche tantriche originatesi nelle religioni indiane.
I centri energetici (‘chakra’) della funzione vivente a multilivello sono associati con il numero variabile dei petali del loto e il suo fiorire diventa equivalente dell'illuminazione, della rivelazione finale. Nel Buddismo, i fiori di loto costituiscono un’offerta particolarmente sacra quale simbolo di Buddha, della purezza del corpo e della parola, dell'affidabilità e dell'illuminazione della mente nell'uomo virtuoso. La preghiera buddista tradotta come ‘Oh, il gioiello del fiore di loto!’ ne esalta gli attributi di purezza, delicatezza e bellezza. I fiori si aprono soltanto per pochi giorni, poi ogni petalo scivola silenziosamente in acqua, uno per volta, nell’arco di un breve periodo, mentre le foglie coriacee rimangono sempre pulite essendo assai idrofobiche in superficie in seguito ad una proprietà denominata ‘effetto loto’. La pianta nasce da un seme che attecchisce sul fondo di acque stagnanti, immerso nel fango – sinonimo di ciò che è materiale, attaccamento, desiderio, avidità, odio, illusione – al buio come è l’ignoranza, che non consente di individuare con chiarezza la verità nella vita. La semenza cresce verso l’alto, attratta dal calore e dalla luce del Sole, allo stesso modo degli esseri umani che crescono ricercando per natura l'Amore, la compassione, il vero.
Gli steli lunghi e tubolari portano separatamente una foglia rotonda di grandi dimensioni e un fiore appariscente che si dischiude a poco a poco, un petalo alla volta, al risveglio dei raggi del Sole mattutino, come ad aprirsi completamente all’illuminazione, alla vita spirituale. I petali, come raggi di Sole, galleggiano sempre in superficie, completamente alla luce, per richiudersi con il calare della sera. Il fiore rimane ancorato con le radici, ma si muove liberamente secondo il flusso di acqua, come succede ogni istante nell'evoluzione di ogni situazione. La rivelazione di Buddha nel ‘Sutra del Loto’ – uno dei testi fondamentali per le scuole buddiste cinesi e giapponesi – riguarda la forza vitale universale che origina e regola tutti i fenomeni esistenti.
Quando il Buddismo si diffuse in Cina all’epoca delle dinastie Wei e Jin (220-589), la pianta del loto non venne più considerata unicamente come fonte alimentare, ma diventò il sinonimo della purezza e fu esaltata dai poeti nazionali per prendere distanza dalla volgarità. Dopo la dinastia Song (960-1279), prese campo anche il significato simbolico proprio della cultura popolare su quello più strettamente religioso e, nella letteratura classica, il loto diventò allegorico degli attributi femminili di eleganza, perfezione, limpidezza e grazia. Nella poesia cinese il fiore di loto, che dalle tenebre oscure, sul fondo dello stagno, emerge alla luce con tanta bellezza, diventa esemplare per incitare a persistere negli sforzi tesi ad affermare la parte migliore di se stessi, nonostante le difficoltà, per liberarsi dalle preoccupazioni mondane e diventare come Buddha.
Lo stelo di questa pianta, che ha la caratteristica di piegarsi facilmente, ma è assai difficile da spezzare a causa della presenza di numerose fibre, rappresenta invece lo stretto rapporto inscindibile che esiste tra due amanti o tra i famigliari anche in caso di lontananza.
Nell'iconografia buddista, il fiore di loto assume la funzione di aiuto spirituale per dischiudere, allo stesso modo, il cuore degli esseri alla comprensione della bellezza, della luce, della virtù, della vita e del loro posto nel mondo. Secondo una leggenda, Gautama Buddha nacque con la capacità di camminare e, appena compiuto il primo passo, il loto fiorì in tutto il mondo. Così Buddha è spesso raffigurato seduto su un calice di loto doppio, con i petali rivolti verso l'alto e verso il basso, mentre gli dei poggiano sullo stesso fiore singolo o lo tengono in mano come simbolo di illuminazione.
-fiorimania.net-

0 commenti:

 
Creative Commons License
Drawings & Writings by Daniele Bertoni is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work of the author .
Permissions beyond the scope of this license may be available at www.lookadream.com .